Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/393

Da Wikisource.

i "cavalli" di ferdinando i d'aragona, re di napoli 341


Questi cavalli sono anteriori al 1485, quando Aquila si ribellò al Sovrano. È noto che Aquila coniò in quel tempo gran copia di cavallucci aventi, in sul dritto, il triregno e le chiavi decussate con attorno il nome del pontefice: INNOCENTIVS • PP • VIII, al riverso, un’aquila coronata e la leggenda: AQVILANA LIBERTAS.

Nel novembre del 1488 però gli Aquilani supplicarono Ferdinando concedesse loro il conio di nuovi cavallucci; « Preterea, quantunque li nostri denarelli cognati qui al tempo delle travallie passate, che sonno della forma et valuita de cavallucci, non se intendano esse extra Regnum, pur per non esserce la imprompta de V. M. seria lo animo nostro levareli via che non andassino più adtorno et fareli refundere in zecca, supplicamo ad la M. V. che per questo respecto se digna concedere che in dieta zecca pessimo far bactere de cavallacci fino in duimilia o mille et cinquecento ducati che ancora questo haveremo per una grandissima et necessaria gratia per privarcene de quisti altri. Ex sua civitate Aquile die 25 nov. 14881.» Ma Ferdinando non ne voleva sapere di ridare loro la zecca e ordinava nel 1489 che non si dovessero spendere « se non li cavalluczi del nostro regno et quilli che se trovano facti sino al presente di tantum2.» Di




    provintia è tanta abundantia de cavalluzzi aquilani che ad pena se trova altra moneta et vui ne havite facti tornare in dereto certi sachi: ve respondemo che in questi ve governate con quilli migliori modi porrite circa lo pigliar de dicta moneta per che credimo che dicta cità de laquila habia licentia del S. Re de fare dicti cavalluzzi sino ad certam summam et nui anchora interea ne consultarimo lo S. Re et ayisarimone. » R. C. S. Curia, Vol. 20, fol. 186.

  1. R. C. S. Curia 23 bis, fol 60 e 61.
  2. R. C. S. Curia 23 bis, fol 74 t.