Pagina:Satire (Orazio).djvu/101

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45Quand’abbia prole oppur feconda moglie,
Benchè fama e ragion parlin per lui.
Signore e padron mio (con questi nomi
Giova grattare a tai riccon l’orecchio)
La virtù vostra a voi d’amor mi lega.
50Io delle leggi so dritto, e rovescio:
So l’arte d’arringar. Di fronte gli occhi
Strappar mi lascerò prima ch’io soffra
Che alcun vi faccia oltraggio o vi defraudi
Pur d’una noce vota. Avrò ben cura
55Del vostro onor, degl’interessi vostri.
Itene a casa, e datevi buon tempo.
Di suo procurator le parti adempi,
Sempre indefesso e quando l’infocato
Celeste can le mute statue fende,
60E quando Giove sputa, come disse
Furio pancion, le nevi in testa all’Alpi.
Dirà più d’un col gomito frugando
Il suo vicino: oh come è mai quest’uomo
Attivo e pronto per servir gli amici!
65E così correran di giorno in giorno
Più tonni a popolar le tue peschiere.
Nè dei solo adescar chi non ha figli
(Ciò faria troppo chiari i tuoi disegni);