Pagina:Satire (Orazio).djvu/105

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In aria di rispetto e di timore.
Con zelo assedia quel balordo, e quando
Ingrossa l’aura, avvertilo che cuopra
La cara testa, e dalla folla il traggi
145Con far delle tue spalle a lui riparo.
Tieni ben tese al suo parlar le orecchie.
D’encomj esorbitanti si compiace?
Tu come un otre a crepapelle il gonfia
Con le tue lodi fino a che levate
150Al ciel le mani esclami: Ohe basta, basta.
Quand’ei per morte alfin da sì nojosa
E lunga servitù t’avrà disciolto,
E tu avrai chiaro e fuor di sogno inteso:
Sia della quarta parte Ulisse erede;
155Dissemina quà e là cotai querele:
Dunque ho perduto il caro Dama? E dove
Trovar potrò sì saldo e fido amico?
Sforzati ancora di lagrimar, se il puoi,
O il volto cela almen, perch’indi fuore
160La gioja non prorompa. Ergi l’avello,
Se in tuo arbitrio il lasciò, senza risparmio,
E nobil pompa funerale appresta,
Cui lodino i vicin. Se mai taluno
De’ coeredi tuoi gl’insulti soffra