Pagina:Satire (Orazio).djvu/69

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Serbarlo a un forestier sopravvegnente
All’improvviso anzichè il sol padrone
145Per ghiottornìa sel divorasse intero.
Deh fossi al mondo io già venuto al tempo
Di questi eroi. Ma dì, se conto alcuno
Fai della fama che agli umani orecchi
Suona più grata di qualsiasi carme?
150Or i gran rombi e le gran mense grande
Recano insieme e disonore e danno.
Aggiungasi il disgusto dello zio,
De’ vicini e di te contro te stesso,
E un van desìo di morte ove danajo
155Ti mancherà fin da comprarti un laccio.
Ma tu dirai: Queste rampogne a Trasio
Ben si confanno; ma io tengo censi,
E ricchezze a tre re più che bastanti.
Or perchè dunque ciò che a te soverchia
160Non meglio impieghi? Perchè tu sì ricco
Penuriar chi non lo merta e lasci
Sfasciati rovinar gli antichi templi?
Perchè alla patria cara empio che sei
Nessuna parte fai di tua gran massa?
165Ma forse per te sol prospere andranno
Sempre le cose? Oh quale un dì sarai