E la piangon, ma tardi, alle cadenti
Membra lasciata per maggior soffrire. 84Ma tu cultor di giovinette menti
Su le notturne carte impallidire
Ti piaci, e poscia ne’ purgati orecchi 87Il saper Cleanteo destro inserire.
Quì quì cercate, garzonetti e vecchi,
Dell’animo l’indrizzo, e adesso adesso 90Parate il vitto ai crin canuti e secchi.
— Diman farollo. — Diman fia lo stesso.
— Che? dando un giorno è poi sì grande il dato? 93— Ma rapido venuto il giorno appresso,
Il domani di jeri è già passato.
Ecco un altro domani, che ti scema 96Gli anni, e più sempre è il ben oprar tardato.
Benchè propinqua, e a un solo timon gema
La rota avanti, invan le corri dietro 99Tu rota del secondo asse, e postrema.
Bisogna libertà; ma non del metro
Che un Publio iscrive alla tribù Velina, 102E di farro gli ottien rognoso e tetro
La bulletta. Oh insensati, a cui sciorina
Un giro a tondo un cittadin! Quel Dama 105Mulattier gli è una bestia scerpellina:
Non val tre soldi, e per la mai più grama
Cosa bugiardo. Prendasi diletto 108Il padron di voltarlo, e un Marco Dama
Fuori ti scappa in un girar. Cospetto!
Marco mallevador, non credi argento? 111Giudice Marco, tremi? Egli l’ha detto: