Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/225

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CAPITOLO VENTESIMONONO

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divertimenti, e amori poco platonici in crotone.



Quando Eumolpione con immensa versatilità di voce ebbe declamato questi versi, noi finalmente entrammo in Crotone; dove, ristoratici prima in una osteriuccia, il dì vegnente cercando un alloggio di più ricca apparenza ci abbattemmo in una quantità di raggiratori, che informaronsi tosto chi eravamo, o donde venissimo, noi, giusta gli avuti concerti, accennammo, magnificandoci, donde e quai fossimo, con tal decenza, che coloro cel credettero; sicchè tostamente con reciproca gara presentarono essi le loro ricchezze ad Eumolpione, e coi regali sollecitarono tutti la di lui grazia.

Di questa maniera usando noi lungo tempo in Crotone, Eumolpione colmo di felicità dimenticavasi il primiero suo stato, sino a vantarsi con noi che nessuno potea quivi al favor suo rinunciare, e che se alcun dei suoi vi commettesse alcun delitto, ei ne lo avrebbe col mezzo degli amici suoi senza pena salvato.

Ma io, sebbene ogni giorno per la soprabbondanza