Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/231

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divertimenti, e amori poco platonici, ecc. 175

Desio riman delle perdute cose,
E il pensier si rivolge interamente
Nella svanita immagine soave.


Codesto accidente a me parea veramente un sogno, anzi una fattucchieria, e tanto rimasi spossato, che non potea nemmen rialzarmi. Scioltosi finalmente a poco a poco l'abbattimento dello spirito, e tornatemi lentamente le forze, me ne andai a casa, ove fingendo non sentirmi bene mi posi in letto. Poco dopo Gitone, intendendo ch’io era ammalato, entrò malinconico nella mia camera; per calmare la sua apprensione lo assicurai che a solo fine di riposarmi io era venuto a letto, e di mille cose ciarlai, fuorchè del caso avvenutomi, troppo temendo io la di lui gelosia; anzi, per tornegli ogni sospetto, fattolo sdraiare al mio fianco, tentai di dargli una prova dell’amor mio, ma a nulla riescirono le mie fatiche cosicchè egli alzossi indispettito, e rimproverandomi la debolezza di nervi e un cangiamento dell'animo, disse già dà alcun tempo essersi avveduto che io sicuramente avea prima consumato altrove il mio vigore, e’ miei desiderj.

No, risposi io; sempre fu eguale, o caro, l’amor mio verso te; ma ora l’amore ed i trasporti sono vinti dalla ragione.

Per questo appunto, riprese egli con riso sardonico, io ti sono obbligato, poichè mi ami con socratica purità e certamente Alcibiade non sortì mai più intatto dal letto del suo maestro.143

Credimi, soggiunsi io subito, credimi, o caro, che io non capisco nè sento di esser uomo. Morta è ora quella parte del corpo, in cui già parvi un Achille.

Sentendomi Gitone così snervato, e temendo che, se fosse stato sorpreso solo con me, non ne nascessero delle baie, partissene ritirandosi nell’interno dell’albergo.