Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/247

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suffumigi ed incantagioni 191


Spesseggiavano intanto i bicchieri di vino, e le vecchierelle divoravansi allegramente l’oca, oggetto della passata afflizione. Quella finita, Enotea mezzo imbriaca a me rivoltasi disse: or compiremo il mistero onde tu ricuperi i nervi: e al tempo stesso trasse un amuleto di cuoio,154 il qual bagnato nell’olio e sparso di pepe minuto, e trita semenza di ortica, a poco a poco me lo andò introducendo nell’ano; di questo unguento la atrocissima vecchia mi unse dopo le coscie; dipoi mescolando sugo di nasturzio con abrotano, e fattomene bagno ai genitali, prese un mazzo di verde ortica, e mi flagellò leggermente sotto al bellico; allora io scottato dalle ortiche, scappai, e le vecchierelle mi corser dietro ansanti, e benchè fossero disfatte pel vino e per la concupiscenza, pur tennero la mia strada, e seguendomi per molti vicoli gridavano al ladro, dagli dagli. Fuggii tuttavia, ma ebbi in quella scappata tutti laceri i diti.