Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/26

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induce alcuna certa prova di posteriorità, sì perchè nel corso dell’opera non gli occorse parlare della Palestra, come perchè in bocca a quel volgo i trattenimenti della Palestra potevano aver nome di giochi Circensi, perchè così chiamavansi nelle città romane vicine a Napoli, attesochè Napoli essendo già municipio, ed aspirando alla qualità di Colonia Augusta, poteva aver adottate anche preventivamente voci e forme di dire Romane, onde corteggiare anche in tal guisa i suoi dominatori. Finalmente il signor Ignarra accorda egli stesso che trovansi tuttavia alcune lacune nelle Satire di Petronio e può darsi che ne’ periodi che se ne sono smarriti, vi fosse fatto cenno della Palestra, seppur vi si presentava occasione di nominarla. Non resta dunque a distruggere che la prima prova, come la più forte, e ciò riuscendo, tutto l'edificio dell’Ignarra dovrà cadere.

Ei dice in primo luogo che il nostro Autore doveva essere contemporaneo all’epoca di cui Napoli fu eretta Colonia Augusta, appoggiandosi alle parole testè citate poste in bocca di Ermero. Benchè questa prima proposizione, che è la base di tutto il ragionamento, potesse in vari modi combattersi, tuttavia io la trovo buona ed ammissibile, ed accordo che Ermero, ossia Petronio che il fa parlare, vivesse circa quell’epoca. Ma Napoli, continua il signor Ignarra, ancor non era Colonia Augusta ai tempi di Adriano, dunque Petronio è posteriore di Adriano. Ammetterei la conseguenza, se mi avesse provato invincibilmente, che Napoli non fosse Colonia Augusta ai tempi di Adriano; ma le prove, ch’egli ne adduce, sono sì deboli a parer mio, o almeno sì impugnabili, che io non so accettarle. Egli confessa prima di tutto che ignorasi assolutamente il tempo in cui Napoli ottenne di essere Colonia Augusta: accorda non esistere alcun monumento che ne faccia pur cenno: e per supplire in qualche modo a codesta ignoranza ei va rintracciando in Petronio se trovisi cosa che indichi