Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/301

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note 245

Pag. 73, lin. 11.

Sorta di comici, che recitavano lunghi squarci de’ poemi di Omero per divertire la brigata. Ateneo al capo 3, lib. 14, come avverte Nodot, li chiama Rhapsodi, donde la voce Rapsodia.


Pag. 73, lin. 19.

Aggiugni questa storiella a quella della Sibilla nell’ampolla, di Annibale sotto a Troia, dei figliuoli di Cassandra, ecc., di cui Trimalcione ha regalata eruditamente la compagnia.


Pag. 74, lin. 19.

Lo zafferano serviva presso i Romani ad uso dei sacri riti, presso a poco come l’incenso presso noi. Sacro per conseguenza tenevasi ciò che di zafferano era condito o asperso.


Pag. 74, lin. 28.

Questa ghirlanda o altro ornamento d’onore che appendevasi alle statue degli Dii, e principalmente de’ Penati, ond’eran detti bullati, è pur accennata da Persio, nella sat. 5.


Pag. 81, lin. 4.

La manumissione de’ schiavi, mentr’erano moribondi, avea per oggetto principale la cupidigia d’impadronirsi in quel momento di maggior copia de’ beni, di quel che fosse la vigesima parte, la quale per diritto passava ai padroni.


Pag. 81, lin. 6.

Specie di libazione, o abluzione che facea parte dei riti funerari.


Pag. 83, lin. 13.

Quella che presso noi chiamerebbesi sabbia d’argento, prodotta dallo sminuzzamento di alcuni che i naturalisti chiamano quarzi in mica argentea.


Pag. 84, lin. 5.

Parmi aver letto altrove, che Venere fosse losca: qui sembra che le sia attribuito questo difetto, quasi come una bellezza. Or va e giudica de’ gusti.