Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/313

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note 257

toccare un corpo umano morto. Questa credenza forse proveniva dal costume degli Ebrei, presso i quali chi toccava un cadavere era dichiarato impuro, e dovea purgarsi, come si ha al primo de’ Numeri cap. 60 v. 9. Le superstizioni sono sempre passate di luogo in luogo e da nazione a nazione più felicemente che le scienze.


Pag. 185, lin. 14.

Costei è Sacerdotessa di Priapo come già vidimo esser Quartilla. Le danze dell’una, e le cerimonie di questa, indicano gran parte de’ riti, coi quali esercitavasi il culto del nume di Lampsaco.


Pag. 187, lin. 20.

Callimaco cantò della ospitalità di Eiale, donna greca, che albergò Teseo la prima volta ch’ei scese nell’Attica, per cui istituì egli una festa annua, che chiamavasi Ecalesien.


Pag. 188, lin. 11.

Questi augelli infestavano l’Arcadia nelle vicinanze del lago Stinfale. Ercole consigliato da Minerva spaventandoli con istrepito di paiuoli e campane li fece allontanare, e li ridusse nell’isola d’Arezia. Perciò è detto Herculea arte, per non confondere questo fatto coi prodigj della forza di Alcide.


Pag. 188, lin. 13.

Per ciò che ne hanno scritto Virgilio ed Ariosto, la favola delle arpie è troppo nota. Questi mostri avean corpi di avoltoio, e viso femminile. Esiodo ne ha conservato il nome di tre, Aello, Ocipite, e Celeno. Costoro perseguitaron Fineo re di Francia che gli Dii volevan punire delle barbarie usate ai propri figli per amore di Idea sua seconda moglie.


Pag. 190, lin. 20.

Celebri giureconsulti romani.


Pag. 191, lin. 5.

Le Tribadi Greche furono le prime inventrici di codesti amuleti, o stromenti suppletori, che chiamavano