Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/61

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eloquenza e pedanteria 5

riosamente guardare a chi tanta attenzion si prestasse: e mal soffrendo di vedermi arringare sotto i portici più lungo tempo di quel ch’ei sudi nella sua scuola, figliuol mio, mi disse, poichè tu parli in termini fuor dell’uso comune, ed ami il buon senso (locchè è sì raro), io voglio istruirti dei segreti dell’arte. In tal sorta di esercizj non hassi a incolpare i professori, perchè e’ son costretti d’impazzire co’ pazzi; e se non dicessero a modo degli scolari, soletti ai rimarrebbero nelle scuole, come già disse Tullio.4 A guisa di que’ furbi parassiti, i quali accaparrandosi le cene de’ ricchi studiano prima ciò che suppongono dovere esser accetto alla comitiva; altrimenti, se già non avessero insidiosamente adescate le orecchie, nulla otterrebbero di quel che bramano; e a guisa di pescatore, che sdraierebbesi sullo scoglio senza speranza di preda, se non attaccasse all’amo quell’esca, di cui sa che i pesciolini van ghiotti: così è oggi un maestro di eloquenza.

Che vuoi? La colpa è de’ genitori, che non vogliono sottoporre i loro figli ad una disciplina severa. Perchè in primo luogo e’ sacrificano all’ambizione, come tutto il resto, così le loro speranze; e in secondo luogo, quando han fretta di conseguire i loro voti, gli spingono al foro con studj ancor mal digesti, e nell’atto che essi confessano niente esservi di più grande che l’eloquenza, l’attribuiscono poi a’ ragazzi ancora in fasce. Che se avesser pazienza che tutta scorsa fosse la scala delle fatiche, acciò i giovanetti studiosi per via di severe letture si correggessero, acciò l’animo accomodassero ai precetti della sapienza, acciò con inesorabile punta alcune voci raschiassero, acciò sentissero a lungo ciò che lor piacesse imitare: se nulla di quello che ai fanciulli par buono, trovassero essi magnifico: allora la grande orazione potrebbe in tutta la sua maestà presentarsi. Ma ora i ragazzi giuocano in iscuola, i giovani son derisi nel foro, e ciò che peggio è, nessun