Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/63

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CAPITOLO SECONDO

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curioso incontro.



In tempo che io abbadava a costui, non vidi che Ascilto era fuggito, e mentre a quel furor di parole io tutto attendea, giunse ne’ portici uno stuol numeroso di studenti, i quali, come poi seppi, avendo udita una declamazione estemporanea di non so chi, non davano accesso alla filastrocca di Agamennone. Ma io, intanto che costoro si facean beffe delle sentenze, e tutto l’ordine del discorso scherniano, colto il momento, mi dileguai, e velocemente mi posi a tener dietro ad Ascilto. Nè la strada però io ben ricordava, nè sapea dove avessimo la locanda, onde più volte mi avvenne di ritrovarmi d’ond’era passato. Perlochè stracco del correre e molle di sudore mi affacciai a certa vecchietta, che vendeva erbaggi, e sì le dissi: di grazia, sai tu, comare, ove io abiti? Ed ella ridendo di un complimento sì sciocco, perchè nol saprò io? rispose, e rizzatasi cominciò a ire innanzi a me. Io la credetti una strega. Poi che fummo arrivati in luogo solitario, la civil vecchierella trattasi dietro la pezzuola9 mi disse: qui tu devi abitare.

Mentre io stava negando di conoscer quel sito, vidi frammezzo ai cartelloni10 alcuni uomini, e alcune sgualdrinelle ignude, che di soppiatto vi si aggiravano, e tardi mi accorsi d’esser condotto al bordello. Io per la insidia della vecchia arrabbiato mi nascosi la fac-