Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/95

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lusso e magnificenze di trimalcione 39

un ignudo schiavo prostrossi ai nostri piedi, e si pose a pregarci, che il liberassimo dal castigo, giacchè grande non era il delitto, pel quale era in pericolo, essendogli stato rubato ne’ bagni l’abito del Tesoriere, che appena valer potea dieci sesterzj.31

Retrocedemmo adunque col piè diritto, e fummo a pregare il Tesoriere, che stava contando danaro, di voler perdonare allo schiavo. Egli orgoglioso alzò la fronte dicendoci: non la perdita, ma la negligenza di quel pessimo servo mi arrabbia; egli ha perduta la veste da camera, regalatami da un mio cliente il dì della mia nascita,32 la qual era sicuramente di porpora, ed una volta soltanto fu lavata. Comunque sia però, in grazia vostra gli perdono.

Riconoscenti a sì gran beneficio rientrammo in sala, e venneci incontro quello schiavo medesimo, per cui avevam pregato, e moltissimi baci con sorpresa nostra ci diede, ringraziandoci della nostra umanità. E disse: vi accorgerete pure chi abbiate beneficato. Dare il vin del padrone è un favor del coppiere.