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ATTO IV. 67
SAUL

Un traditor mi suona
Tal nome: or ti ravviso. In punto giungi
Al mio cospetto. Or di’, non sei tu quegli,
45 Che all’espulso Davidde asílo davi,
E securtade, e nutrimento, e scampo,
Ed armi? E ancor, qual arme! il sacro brando
Del Filisteo, che appeso in voto a Dio
Stava allo stesso tabernacol, donde
50 Tu lo spiccavi con profana destra.
E tu il cingevi al perfido nemico
Del tuo signor, del sol tuo re? — Tu vieni,
Fellone, in campo a’ tradimenti or vieni:
Qual dubbio v’ha?...

ACHIMELECH

Certo, a tradirti io vengo;
55 Poichè vittoria ad implorare io vengo
All’armi tue da Dio, che a te la niega.
Son io, sì, son quei che benigna mano
A un Davidde prestai. Ma, chi è quel David?
Della figlia del re non egli è sposo?
60 Non il più prode infra i campioni suoi?
Non il più bello, il più umano, il più giusto
De’ figli d’Israél? Non egli in guerra,
Tua forza, e ardire? entro la reggia, in pace,
Non ei, col canto, del tuo cor signore?
65 Di donzelle l’amor, del popol gioja,