Pagina:Sopra lo amore.djvu/36

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30 marsilio ficino

operazione, senza dubbio Moto si chiamano. E se alcuna stabilità è nella cognizione dell’Anima, più tosto è per benefizio della Mente, che per natura dell’Anima. Ancora la Natura mobile cerchio si dice. Quando noi diciamo Anima secondo l’uso degli antichi Teologi, intendiamo la potenzia che è nella ragione e nel senso dell’Anima posta. Quando diciamo Natura, la forza della Anima atta a generare si intende. Quella Virtù in noi propriamente chiamarono lo uomo: questa altra dell’uomo idolo e ombra. Questa virtù del generare mobile certamente si dice, perchè con ispazio di tempo finisce la opera sua. E in questo da quella proprietà dell’Anima è differente, che la Anima per sè e in sè si muove: per sè, dico, perchè ella è principio di moto: in sè ancora, perchè in essa sustanzia dell’Anima rimane l’operazione della Ragione e del senso: e di questo non resulta nel corpo necessariamente opera alcuna. Ma quella potenzia del generare, la qual chiamiamo Natura, per sè si muove, essendo ella una certa potenzia dell’Anima, la quale Anima si muove per sè. Dicesi ancora che si muove in altri, perchè ogni operazione sua nel corpo si termina, nutricando, augumentando e generando il corpo. Ma la Materia corporale è cerchio che si muove da altri e in altri. Da altri dico, perchè è dall’Anima agitato: in altri, dico, perchè si muove in ispazio di luogo.

Già dunque possiamo apertamente intendere, per qual cagione li antichi teologi la Bontà nel centro e la Bellezza nel cerchio pongano La Bontà di tutte le cose è uno Dio, pei il quale tutte son buone: la Bellezza è il raggio di Dio, infuso in que’ quattro cerchi, che intorno a Dio si rivolgono. Questo raggio dipinge in questi quattro cerchi, tutte le spezie di tutte le cose; e noi chiamiamo quelle spezie, nella Mente Angelica, idee: nell’Anima, ragioni: nella Natura, semi e nella Materia, forme. Per il che in quattro cerchi, quattro splendori appariscono lo splendore delle idee, nel primo: lo splendore delle ragioni, nel secondo: lo splendor de’ semi, nel terzo, e lo splendor delle forme, nell’ultimo.