Pagina:Sotto il velame.djvu/181

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le tre fiere 159

Ecco:1

               come avarizia spense a ciascun bene
               lo nostro amore, onde operar perdèsi,
               così giustizia qui stretti ne tiene.

Papa Adriano perdè operare, spento essendo il suo amore a ogni bene; fu di quelli avari bruni a ogni conoscenza e innominabili al pari degl’ignavi del vestibolo e dei tristi del brago. Papa Niccolò fu invece cupido. Il suo amore non si spense soltanto a ogni bene, ma sì corse al male. Cupidità è dunque come avarizia, fissarsi nelle cose terrene; ma tanto da torcersi al mal del prossimo, e non solo spengersi a ogni bene. Il che torna a capello con la definizione di S. Agostino riportata nella Somma:2 “Cupidità di qualsivoglia bene temporale è veleno della carità, in quanto l’uomo disprezza il bene divino per ciò che aderisce, sta fisso (inhaeret), a un bene temporale„. Che cosa cantano gli avari del Purgatorio?

               Adhaesit pavimento anima mea,

a terra, ai beni terreni. Essi però ebbero sì dentro sè il veleno, di cui parla S. Agostino; ma non ne morirono. Chè erano avari e non propriamente cupidi.

Fossero stati cupidi, non sarebbero in quella cornice, e pur non avendo quella pena di cui il monte non ha alcuna più amara, sarebbero per altro più lontani dalla divina foresta. In verità il loro amore si sarebbe torto al male; al male del prossimo. E come? Per l’aderire alle cose terrene, avrebbero in

  1. Purg. XIX 121 segg.
  2. Summa 2a 2ae 418, 5.