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174 sotto il velame


               che mena dritto altrui per ogni calle

è Dio giustificante,1 Dio che infonde la giustizia, la quale ci ordina “a operare dirittura in tutte cose„, come a dire, ci mena dritti per ogni calle. L’una e l’altra gli uomini hanno bisogno di trovare “quasi architectonice„ nel principe.2 In loro hanno da essere, le due virtù, in modo secondario e quasi amministrativo o esecutivo; ma se non c’è l’architetto, le virtù dei mastri e de’ manovali, per quanto esperti e attenti, non riescono a bene costruire l’edifizio sociale. Dante, nel suo poema e nelle altre opere, esprime molte volte questo concetto, ora chiarendolo dal punto della prudenza, ora da quello della giustizia, e riuscendo sempre al medesimo. Quando egli dice che il mondo deve avere il suo sole,3 che gli faccia vedere la strada, ha di mira la superior prudenza, la prudenza regnativa; quando fa dire a Beatrice che l’alto Enrico4 verrà “a drizzare Italia„, ha di mira quella superior giustizia che si chiama legale; la giustizia che mena dritto o drizza. Tutte e due ha nel pensiero quando fa esporre da Marco Lombardo le vicende dell’anima semplicetta,5 la quale

               di picciol bene in prìa sente sapore;
               quivi s’inganna, e retro ad esso corre,
               se guida o fren non torce suo amore.

La guida è la prudenza del principe; il freno, la

  1. Vedi più su «La selva oscura» VII.
  2. Concetto Aristotelico. Vedi Summa 2a 2ae 50, 2; 58, 6.
  3. Purg. XVI 106 segg.
  4. Par. XXX 137.
  5. Purg. XVI 91.