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le rovine e il gran veglio 195

n’è bisogno: per loro, come per gli sciaurati e per i peccatori carnali e per i vestiti da cappa e per tutti, basta “l’alta providenza„. O dunque? Dunque, per impedire i vivi, sì che non trovino facile la scesa. E dunque Dante non risale per questa, come per l’ultima delle rovine e per i peli di Lucifero; ma trova, significata da quella guardia, una difficoltà pur grave a scendere; più grave che a entrare, più grave che nella prima discesa, sebbene anche lì sia chi lo ammonisce, se non, chi lo impedisca; chi lo ammonisce appunto della soverchia facilità:1

               Guarda com’entri e di cui tu ti fide:
               non t’inganni l’ampiezza dell’entrare!

Ma non è detto pur con ciò che Dante risalga, e qualche dubbio può rimanere sulla mia spiegazione intorno a questo risalire analogo alla aversione la quale è in certi peccati più che in certi altri. Ebbene vedremo anche questo perchè, il quale ora accenno, dicendo che la violenza, pur essendo malizia, come quella che ha un fine d’ingiuria, assomiglia molto alla disposizione di coloro che seguono “come bestie lo appetito„. Nel fatto, è bestialità.


III.


Avanti. Dante entra, dopo qualche esitazione, dalla porta senza serrame. Non muore alla morte del peccato in genere od originale, se non passando

  1. Inf. V 19 seg.