Pagina:Sotto il velame.djvu/257

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le rovine e il gran veglio 235

Flegias, e gli basterà poi coi Centauri e Gerione e Anteo.1

               E il savio mio maestro fece segno
               di voler lor parlar segretamente.

Ma i diavoli vogliono trattener lui e rimandar Dante: e poi si richiudono. Che fa e dice e pensa Virgilio? Per tre guise succede che alcuno sembri forte e non sia: per ignoranza, quand’egli non percepisce la grandezza del pericolo; per avere egli buona speranza di vincere il pericolo, quand’egli abbia sperimentato d’esserne sovente scampato; per una cotale scienza e arte, come accade nei guerrieri, che, per la perizia delle armi e l’esercizio, non stimano gravi i pericoli della guerra, credendo di potersi difendere contro loro mediante loro arte. E così Virgilio dice che vincerà la prova, contro ogni difensione dei diavoli, mentre il fatto mostra che da sè non avrebbe vinto; e d’altra parte non prevede il pericolo del Gorgon che, senza il suo subito accorgimento, avrebbe, sì, tolto il passo a Dante. E conforta Dante ad aver buona speranza; ed esso medesimo ricorda d’aver fatto quella strada e accenna a un’arte, che è appunto la magica:2

             vero è ch’altra fiata quaggiù fui
             congiurato da quella Eriton cruda,
             che richiamava l’ombre a’ corpi sui.

Non mi par dubbio che il Poeta delinei negli atti e nelle parole di Virgilio questa sorta di fortezza ap-

  1. Inf. VIII 66 seg.
  2. Inf. IX 22 segg.