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l'altro viaggio 375


IX.


L’amor del male, nel purgatorio, è il primo dei “ritrosi passi„. Amando il male del prossimo, l’uomo si torce e si allontana da Dio. La cupidità riesce a volontà iniqua.1 E questa è che spiace a Dio più dell’incontinenza. L’offesa che con essa si fa a Dio, non è perchè propriamente Dio ne sia attinto. Dio è intangibile. Ma egli ne è offeso; e più o meno. La superbia, è fuor di dubbio, l’offende più, l’offende direttamente. Or come la superbia del purgatorio non par contro Dio? Già ogni affetto è deciso dall’odiar Dio; ma non è detto che l’amor del male, e così ancora, sebben meno, l’amor soverchio e l’amor lento del bene non vero, non offenda Dio.2

               Di tal superbia qui si paga il fio;
               ed ancor non sarei, qui, se non fosse
               che possendo peccar mi volsi a Dio.

Se si volse, ne era torto. Se l’amor del male è un arretrar da Dio, ma più o meno, e quello che genera la superbia è un arretrar più, da che è dato questo arretrar più? Da ciò che nella definizione è detto, che alcuno spera eccellenza. Ora imaginiamo che costui arretri. Finchè egli ami il mal del prossimo, indotto da uno sperare d’eccellenza, sarà superbo. Ecco Lucifero. Che fece egli? Pensò la su-

  1. Giova ricordare D. Bern. de modo bene vivend. lib. 37: «La superbia e la cupidità è un male solo in quanto non può essere superbia senza cupidità nè questa senza quella. Il diavolo per superbia e cupidità dice: salirò al cielo! etc.».
  2. Purg. XI 88 segg.