Pagina:Sotto il velame.djvu/63

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la selva oscura 41

prudenza.1 Raccolgo in vero dalla Somma2 che gli uomini cominciavano a computare dalla luna piena, sì che ella si poteva chiamare prima. E S. Tommaso, contro le ragionevoli dichiarazioni di S. Agostino, il quale diceva che la luna era sempre piena, riteneva che la luna “fu creata piena„. Or mi sembra probabile che “nel primo aspetto„ voglia appunto dire “nel suo principio„ cioè quando è tonda. Il che è reso più che probabile dal modo con cui Dante qui circoscrive il sole: “quei che apporta mane e lascia sera„. Chè in quel medesimo articolo si legge: “la luna, quando è perfetta, nasce di sera e cade a mane; e così presiede alla notte„. Si veda quanto il difficile terzetto si renda piano, col compierlo: “Così, nel suo bel cominciare (quando è piena), si oscura la candida superficie della luna che splende da sera a mane, come il sole da mane a sera„. E ciò significa, ricavandone il senso mistico, mirabilmente opportuno tra la menzione dell’adolescenza subito traviata e quella della mancanza di chi governi; ciò significa: “Così incontanente a principio della nostra vita si oscura quel lume che ci fu dato a illuminare la notte dei sensi, a guidare l’anima sensitiva che sa nulla. Così avviene che, mancando chi la diriga bene per lei, la famiglia umana disvia„. Disvia e poi affonda nella cupidigia:3

  1. «Così; ecco che dimostra che come si mutano per lo tempo le condizioni dell’animo; così anco le condizioni del corpo de la luna etc.».
  2. 1a 70, 2. La quinta obbiezione suona così: Luna non praeest nocti, quando est plena [al. prima]. Probabile autem est, quod luna facta fuerit plena; sic enim homines incipiunt computare; ergo luna non est facta, ut praesit nocti.
  3. Par. XXVII 121 segg.