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58 CAPO XX.

oltremarini per tutto il Mediterraneo; e quanto potente insieme sia stato in ogni tempo il genio de’ suoi per la nautica, lo manifestano al mondo le rinate navigazioni nell’età di mezzo per sola virtù dei nostri medesimi popoli italiani. Ed invero è cosa mirabile a dire, che in quel modo che gli Etruschi già navigavano e trafficavano per le coste dell’Asia minore, e fors’anco più addentro nel Bosforo Tracio, così pure i navigatori Pisani dagli stessi lidi tirreni dirizzarono le prode non solamente all’Occidente e all’Affrica, ma inverso la Soria, l’Anatolia, e il Ponto Eusino. Mal avveduto sarebbe l’istorico, il quale volesse far paragoni e agguaglio dell’antica navigazione italica colla moderna. Però se Pisa sola già nel decimo secolo poteva mettere in mare trecento navi tra galee, dromoni, cocche, e legni minori, certo si può presumere che Luni, signora del magnifico golfo della Spezia, Populonia, Pirgo, con gli altri porti e terre marine lungo la riviera occidentale dell’Etruria, tutte insieme tenessero un navilio più numeroso, atto non meno alla guerra, che alla mercatura. I dominatori Etruschi sull’Adriatico frequentavano ugualmente nelle contrade di levante, nè forse al tempo antico essi vi furono men operosi trafficanti dei moderni Veneziani. Il valore marittimo dei Campani testè mentovati si rinnovò coll’istessa ventura nei prodi Amalfitani: ma soprattutto l’audacia dei Liguri, franchi sprezzatori dei pericoli del mare, ben presagiva qual sarebbe stata un giorno la fortuna navale del valente popolo genovese.