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omeri colle sue traccia il cielo sotto forma di un globo sparso di stelle raggianti. Ercole giovane ^^fMMPt coperto della sola pelle leonina allacciata al petto, e col capo cinto d’uno strofio, tiene nella destra la clava, e nella sinistra un pomo dell’ Esperidi: presso il primo è una lancia fìtta in lerra^ ed una pianta speciale, forse il silfio, denotante il luogo della scena: cioè le parti della Libia vicina alle Sirti, dove regnava Atlante padre e fratello d’Esperò.

E notissima la favola primitiva d’ origine cosmografica, che faceva d’Atlante il sostegno del cielo: era di piìi tenuto dai poeti per inventore dell’ astronomia, che aveva esso stesso insegnato ad Ercole benemerito ^^. Assai rara è la rappresentanza figurata di questo mito, e qui comparisce la prima volta di mano d’ etrusco artefice. Lo stile non accenna un’ opera antica: e il ramo d’ ellera che riclgne intorno il disco, palesa senza più un arnese appartenente al nuovo culto di Bacco ^4. Notabile nel nudo è lo sfarzo di parti anatomiche, più singolare è l’epiteto nuovo che porta Ercole (mostra intitolarsi Alceo) comunemente appellato hercle in altri monumenti etruschi, tav. XLVii. 2.J XLix. cxvi. — Patera ritrovala a Vulci. — Presso de’ Signori Feoli in Roma.

33 DioDOR. III. Sg.j iv. 27.

34 Vedi Tom. H. p. ii\%.