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Il 5 maggio 1860 27

recchi giorni la Joseph andava ricevendo a poco per volta delle casse misteriose, degli involti sospetti, che avevano le più strane somiglianze di casse da munizioni e d’involti di fucili.... Bixio aveva ordinato che per la sera del 5 maggio tra le nove e le dieci, una quarantina d’uomini si raccogliessero in silenzio su quella nave, e stessero ad aspettare la sua venuta e i suoi ordini. Gli uomini erano parte marinai fedeli, parte volontari ma del fiore. Alle nove e mezzo arrivarono sulla Joseph Bixio e lo scrittore di queste pagine. Appena a bordo Bixio cavò di tasca un berretto da tenente-colonnello, se lo calò sulle orecchie, e disse: — Signori, da questo momento comando io, attenti ai miei ordini. — E gli ordini furono: buttarsi col revolver in pugno sui vicini vapori, fingere di svegliarvi la gente di guardia, fingere di costringere i fuochisti ad accendere, i marinai a salpar l’àncora, i macchinisti a prepararsi al loro mestiere, sgombrare, pulire il bastimento, allestirlo in fretta per la partenza. E così fu fatto nel massimo ordine e silenzio, e non senza accompagnare di molti sorrisi di ironia quella farsa con cui quella epopea esordiva. Fra tutte queste operazioni se ne andarono quattro o cinque ore, e già i primi chiarori dell’alba cominciavano a rompere dalla punta di Portofino. Bixio era inquieto e principiava a perdere anche quell’ultimo avanzo di pazienza che in quei giorni di febbre e di rabbia gli era restato. Finalmente, verso le quattro del mattino tutto era pronto, e i due piroscafi uscirono dal porto, girando verso Quarto, punto designato dell’imbarco.»1

Ma prima di tirar avanti per Quarto, i due piroscafi

  1. Giuseppe Guerzoni, Vita di Nino Bixio.