Pagina:Storia dei Mille.djvu/56

Da Wikisource.
42 Storia dei Mille narrata ai giovinetti

nessun’altra impresa. Alcuni di essi, i vecchi, avevano combattuto nelle rivoluzioni del ’20 del ’21 del ’31; molti nelle guerre del ’48 e del ’49 e nelle insurrezioni di poi. Nella guerra del 1859 avevano militato quasi tutti, volontari nei reggimenti piemontesi o tra i Cacciatori delle Alpi sotto Garibaldi. E quasi tutti avevano tenuto il broncio al paese perchè non si era mosso quanto avevano sperato, tanto almeno che il Piemonte non avesse avuto bisogno dell’aiuto francese. Pronti essi sempre a dar la vita, credevano che tutti dovessero esserlo come loro, e che la rivoluzione bastasse a vincere i grandi eserciti e a far cader le fortezze. Per essi a ogni modo, quell’aiuto era stato un gran dolore, perchè lo aveva recato Napoleone, che allora chiamavano con forte rancore: l’Uomo del 2 dicembre.

Ma v’erano pure certuni che ragionando con la storia per guida, sebbene un po’ da romantici, trovavano che anzi l’aiuto francese era stato ammenda giusta d’una colpa antica. Non era stata la Francia di Carlo VIII la causa prima della servitù tre volte secolare d’Italia? I francesi del 1494 avevano, per dir così, gettato il dado, provocando altri a giocarsi con loro il possesso d’Italia: ora, quelli del 1859 erano venuti a riparare il danno fattole dai loro avi. Qualcosa di provvidenziale pareva di vederlo sin nelle date capitali di quella storia. Non era finita la gara antica proprio nel 1559, con quel tal trattato di Castel Cambresis che, esclusi i Francesi, avevano messo l’Italia, direttamente o indirettamente, quasi tutta nelle mani degli spagnuoli? Ed ecco che dopo trecento anni giusti, la Francia era venuta a strappar la Lombardia dalle mani dell’Austria, erede in qualche guisa degli Spa-