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Parte III. Libro II. 159

è a vedere, in quale stato frattanto fossero le altre scienze in Roma, di che or ora ragioneremo.

XXVII. Potrebbe per avventura sembrare ad alcuno, ch’io qui dovessi trattare ancora della struttura, delle diverse parti, e degli ornamenti del Romano Teatro. Ma me non sembra, che ciò propriamente appartenga alla Storia della Letteratura. Chi brama essere in ciò istruito, può vedere ciò che ne hanno, per tacer di altri, il Quadrio1, e il Cavalier Carlo Fontana nel suo Anfiteatro Flavio stampato all’Haja l’anno 1725, in cui tutti i Teatri, che erano in Roma, accuratamente descrive.

C A P O II.


Gramatici, Retori, e Filosofi Greci in Roma; e studio della Filosofia tra’ Romani


I.

S

embra cosa presso che incredibile, che per 500 e più anni niuno vi fosse in Roma, che tenesse pubblica scuola di lingua Latina non che di Greca, e insegnasse a conoscerne e ad usarne la proprietà e l’eleganza. E nondimeno egli è certo, che così fu. La Gramatica, dice Svetonio2, non che in onore, neppure in uso era anticamente in Roma, perciocché rozza ancora essendo e guerriera la Città tutta, poco attendevasi alle bell’arti. Plutarco scrive3, che tardi incominciossi in Roma ad aprire scuola, in cui si insegnasse a prezzo, e che il primo ad aprirla fu Sp. Carbilio liberto di quel Carbilio, che prima d’ogn’altro fe divorzio in Roma dalla propria Moglie. Il qual divorzio per testimonio di Gellio4 accadde l’anno di Roma 519. Più tardi ancora vuole Svetonio5, che lo studio della Gramatica avesse principio in Roma, perciocché egli afferma, che Cratete di Mallo fu il primo a tenerne scuola verso la fine del sesto secolo, come ora vedremo. Par nondimeno, che questi due autori si possano agevolmente conciliare insieme. Perciocché Plutarco parla solo, per quanto sembra, di una pubblica scuola, in cui

  1. T. IV. p. 407. &c.
  2. De Ill. Gramm. c. I.
  3. Quaest. Rom. 59.
  4. Lib. XVII, c XXII.
  5. IB c.II