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154 Storia della Letteratura Italiana.

sembrargli principio troppo fatale al buon governo della Repubblica. Quindi quel zelo, che per la  salvezza e per la gloria della sua patria avea Catone, non gli permise il tacere in tal occasione, e di  tutta la sua autorità fece uso, perché questo pericolo da essa si allontanasse.  

XIII. Partiron pertanto i Filosofi Greci da Roma, ma non partì con essi quel desiderio della  Filosofia e della letteratura Greca, che essi vi aveano risvegliato, e non ne partirono Polibio,  Panezio, e forse ancora altri eruditi uomini Greci. Non lasciarono questi di essere ancora  sommamente cari al giovane Scipione, a Lelio, a Furio, a Filippo, a Gallo, e ad altri de’ principali  Cavalieri Romani39. Era Panezio, come detto abbiamo, di setta Stoico, e questa fu la cagione, per  cui questa più che le altre sette ebbe seguaci in Roma. Pareva inoltre, ch’essa fosse la più opportuna  a formar l’animo de’ Cittadini, e a scorgerli al buon governo della Repubblica. Si può su questo  40 41   punto vedere il Bruckero, che lungamente ne ha favellato. Benché, come egli stesso osserva,  anche la Filosofia di Pittagora, comunque la sua scuola fosse già dissipata e disciolta, ebbe  nondimeno in Roma non pochi seguaci, in quella parte singolarmente, che al buon costume  appartiene e alla civile Economia. Altre sette ancora vi ebbero i lor seguaci; ma a parlare  sinceramente, qualunque fosse la setta, a cui i Romani si accostavano, non eran tanto, ne’ tempi di  cui parliamo, le fisiche e le naturali quistioni quelle, in cui essi si esercitassero, quanto le politiche e  le morali: perciocché queste più che le altre giudicavansi vantaggiose e al ben privato de’ Cittadini e  al pubblico dello Stato.  

XIV. Nondimeno quella parte ancora di Filosofia, che si volge allo studio della Natura, fu in  Roma conosciuta ed abbracciata da alcuni. Questa lode deesi sopra tutti a C. Sulpicio Gallo.  Cicerone lo annovera tra’ valenti Oratori di quella età: Tra’ giovani, dic’egli42 , fu C. Sulpicio Gallo,   che fra i nobili Romani fu il più studioso della Greca letteratura. Egli ebbe fama di Oratore, e nelle  altre scienze ancora fu uom colto ed ornato. Nell’anno, in cui egli era Pretore, morì Ennio. Ma altrove de’


fiioi (1) Cic. prò Murena ir. **.. (?) Appendi p. 341. C4 T.U.pag, 17..& Append. p. 34*fr. (4) De CL Orar. n. **± m& ^’ Digitized by Google