Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/147

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Arrivati a tutta corsa alla testa della colonna vi sparsero lo spavento, dicendo ogni cosa perduta, ferito il loro colonnello (marchese San Marsano) e fatto prigioniero assieme ad altri uffiziali; le quali cose narrando ad una lega di distanza dal luogo della pugna, gli animi trepidarono, taluni già dalle arti dei reazionarii guadagnati, gettarono il primo grido d’all’arme; ben tosto il terribile si salvi chi può fu inteso da ogni parte, e porzione della cavalleria, rotti gli ordini, si disperse in un batter d’occhio, inesorabile alle preghiere, alle minaccie dei prodi ufficiali che invano si sforzavano di rattenerla.

L’infanteria apprese l’infausta nuova al suo arrivo a Borgo-Vercelli; fino a quel punto avea mantenuto l’ordine più perfetto e s’era valorosamente battuta; ma veggendo allora la maggior parte della cavalleria che si allontanava, si credette abbandonata e si diè in preda al terrore. Rincresce che il colonnello Regis non abbia fatto caso di un suggerimento che gli venne dato, di prendere, pel momento, una posizione militare dalla parte di Cameriano, operazione da cui non si poteva avere che un ottimo risultato.

Il conte Lisio schierò il reggimento dei cavalleggieri del re sul davanti del villaggio di Borgo-Vercelli e quivi col suo risoluto contegno fece ancor testa al nemico. Ma era facile a quest’ultimo, colla smisurata superiorità di sue forze, agire in più sensi, e già alcune bande de’ suoi, guadata in agevoli punti la Sesia, stavano sotto Vercelli: bisognò precipitare la ritirata, ed i soldati giunti a Vercelli nel massimo scompiglio, non ascoltando più la voce de’ capi si