Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/289

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di costringere gl’indugiatori alla partenza, e quando v’era chi mosso dalla paura o disleale verso la Patria, vi consigliava di ristarvi.

Giovani militari, io veramente vi chiamo la parte eletta della nazione. Essa vi deve tutto; la coscienza della sua forza, le sue speranze di difesa e di salute.

Le insegne intorno alle quali voi vi raccogliete e sarete ordinati in battaglioni per marciare prestamente alle frontiere, non sono insegne di ribelli. I ribelli sarebbero là dove si preparasse ai forestieri l’entrata nel territorio piemontese. Le nostre insegne sono reali, esse portano, e ne andiamo alteri, l’aquila generosa di Savoja.

Nel XIV secolo quell’aquila si mostrò in Lombardia per salvarla da una masnada di avventurieri, terrore dell’Italia settentrionale. Ora raccomandata al vostro valore vi comparirà per liberare popoli fratelli, e per far risorgere la gloria e la virtù degli Italiani.

Le nostre insegne sono quelle del re; e la Provvidenza ha voluto mettere ad estrema prova il nostro coraggio coll’affliggerci della doppia sventura dell’abdicazione di un re, caro al suo popolo, e dell’assenza del suo successore, il quale era tanta nostra speranza, ed ora si trova fra i nostri nemici, e costretto a parlare un linguaggio che non potremo mai riconoscere dal suo cuore, noi sempre ci rammenteremo, e in ogni fortuna che la nostra fedeltà ai principi di Savoja deve agguagliare il nostro affetto alla Costituzione, dalla quale le nostre famiglie aspettano la loro sicurezza e la loro felicità.

Giovani soldati, prendete con letizia e con fidanza quelle armi consegnatevi dalla Patria.

Neppur uno di voi mancherà nel giorno degli onorati pericoli.

Avrete prodi uffiziali e sott’uffiziali ad ammaestrarvi; gli vedrete progredire negli onori militari secondo i loro