Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/88

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la, ed una palla coglie quello sciagurato, che cade vittima di sua attitudine ostile e temeraria.

Si presenta poco stante il principe di Carignano e chiede ai nuovi capi della cittadella quali fossero i loro disegni. «I nostri cuori sono fidi al re, ma bisogna strapparlo ai perfidi consigli. La guerra all’Austria e la costituzione spagnuola, ecco il voto della Patria, la domanda del popolo.» Tale fu la risposta dei costituzionali. Uditala il principe ritorna addietro. Pietro Muschietti ardente giovane di 25 anni, amantissimo della patria ed eccellente cittadino, lo arresta e spiegandogli dinanzi un tricolore vessillo, gli rammenta con fuoco ciò che il paese attende da lui. A tal vista crescono le grida, l’entusiasmo è al colmo, la rivoluzione di Torino è scoppiata. La bandiera italiana sventolò accanto al principe durante il suo tragitto dalla cittadella al palazzo reale, ove sarebbe seco lui entrata, se un reggimento di cavalleria schierato in battaglia sulla piazza reale vedendo la folla appressarsi al palazzo, non l’avesse caricata. Orrenda poteva essere la strage, ma gli animi dei soldati in generale propensi pel popolo, nol consentirono; non v’ebbero che parecchi calpestati dai cavalli, un solo rimase estinto.

Ma era tempo che la corte prendesse una determinazione. I comandanti dei corpi, interpellati se potessero contare sui loro soldati, avean risposto: «dessi verseranno fin l’ultima stilla di sangue in difesa del re; noi non osiamo pretender altro da loro.» Credo che il cav. Vialardi, colonnello dei granatieri guardie forse il solo che mostrasse maggior fiducia nei suoi e ne rassicurasse il governo.