Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/92

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per la prima volta schiette e calde parole, promettendo a tutti con aria di sicurezza, che la costituzione spagnuola verrebbe la sera stessa proclamata dal principe. La folla si ridusse sulla piazza del palazzo Carignano; univansi a’ Torinesi moltissimi accorsi dalle vicine provincie, e da quella in ispecie d’Ivrea, per patriottismo ed energia in ogni tempo celebrata1. In uno di quei momenti, riuscì al medico Crivelli d’introdursi presso del reggente, ad esprimergli con infiammate parole il desiderio, il bisogno del popolo2. Le autorità municipali eziandio presentaronsi, manifestando la necessità di una risoluzione che appagasse l’impazienza del pubblico. Il reggente volle sentire il parere degli antichi ministri del re, che convocati a consiglio3 deliberarono si promulgasse la costituzione spagnuola4. Alle ore otto della

  1. Ivrea precedette Torino nella rivoluzione. Fino dalla mattina del 13 il conte Palma, ed il marchese Prierio uscito allora di prigione, secondati da coraggiosi cittadini, proclamarono la costituzione spagnuola in mezzo a vivissimo entusiasmo del popolo.
  2. Questo atto isolato di patriottismo è tanto più ragguardevole, in quanto che non era stato in modo alcuno concertato. Il medico Crivelli non avea avuto parte alla cospirazione piemontese.
  3. Il cav. Di Revel governatore di Torino, nella sua qualità di ministro di Stato doveva egli pure intervenire al consiglio. Pietro Muschietti ebbe l’incarico di recarsi a prenderlo e di accompagnarlo al palazzo del principe. Ed in tal modo alla cura di questo ardente giovane, amato da tutti i liberali, si affidava la sicurezza di una persona che ridestava la tetra ricordanza del 12 gennaio. La carrozza del governatore traversò la folla. Al suo passaggio, la più viva indegnazione si pingeva sui volti; ma lo spirito di saggezza e moderazione prevalse, e non un grido di vendetta, non un insulto sfuggì a quei giovani, de’ quali per così dire, ancor sanguinavano le ferite.
  4. M. de Beauchamp e l’autore de’ Trente jours, ecc. combinano nel dire che i Piemontesi non aveano alcuna idea della costituzione spa-