Pagina:Storia di Milano I.djvu/227

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quel tempo era una repubblica, piccolissima per la sua estensione, ma di una forza e di un ardimento meravigliosi; e se ella avesse avuta tanta sapienza, quanto ardire e robustezza, forse la storia posteriore d’Italia sarebbe più simile alla romana. Lo storico nostro Sire Raul ci parla di varie scorrerie che i Milanesi fecero su i nemici, col rappresagliar ai medesimi molti cavalli: Interea milites Mediolani egrediabantur de civitate, et auferebant scutiferis exercitus roncinos, et tantos abstulerunt, quod roncinus quatuor solidis tetriolorum vendebatur; e il Radevico, che scrisse i fasti dell’imperator Federico per comando di lui, e in conseguenza non è mai sospetto di parzialità per i Milanesi, descrive varie sortite da essi fatte; ed una singolarmente caduta sopra il conte palatino del Reno, e sul duca Federico di Svevia: Apertis portis, cum pugnacissimis egressi, disjectis custodibus, usque ad jam dictorum heroum castra excurrunt, oppugnant, sauciant. Alemanni, ubi hostes adventare senserant, inopinata re, ac improvisa primo perculsi (l’affare era di notte) alter apud alterum formidinem simul, et tumultum facere: deinde alius alium appellare, hortari, arma capessere, venientes excipere, instantes propulsare: clamor permixtus hortatione, strepitus armorum, etc., e conchiude che, accorsovi poi il re di Boemia coi suoi, e così resasi più vasta l’azione, i Milanesi, non potendo reggere a tanti, ritornarono nella città. Questo fatto, altrimenti in parte, lo descrive la cronaca del canonico Vincenzo da Praga, che si legge nel libro del P. Gelasio Dobner. Secondo detto cronista, la sortita fatta dai Milanesi non fu di notte, ma circa horam vespertinam... fit