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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST 133

— Vi credo, — soggiunse Harry.

— Basta, camerati, — disse John. — Non sarà colle chiacchiere che noi riacquisteremo la nostra libertà.

Io vado, ma dovrò portare con me la lampada.

— Non abbiamo ormai più paura delle tenebre, — rispose Giorgio.

— Aiutatemi dunque a scendere: la roccia è troppo scabrosa e potrei cadere insieme alla lampada. —

Harry aprì il suo sacco da viaggio e trasse il lazo, una solida fune, piuttosto rigida, che terminava in un anello di ferro.

— Non hai che da attaccarti a questa — disse.

L’indian-agent osservò un’ultima volta la superficie delle acque, prese colla sinistra la lampada, si mise fra i denti il coltellaccio americano e, stringendo colla destra il lazo, si lasciò scivolare dolcemente lungo la parete rocciosa, immergendosi lentamente.

I suoi compagni lo videro prima compiere un semicerchio come se cercasse di orizzontarsi, poi allontanarsi in direzione del passaggio e quindi scomparire insieme alla luce che lo attorniava.

— È già entrato, — disse Harry al fratello. — Ha del fegato quel diavolo d’uomo.

— Purchè non venga assalito da quei maledetti crotali, — rispose Giorgio. — Nessuno lo salverebbe di certo. —

Si erano curvati sulla roccia ed aspettavano ansiosamente di rivedere la luce della lampada. Anche Nuvola Rossa e Minnehaha avevano lasciato il loro posto e manifestavano una certa ansietà.

Ad un tratto, fra i muggiti delle acque, risuonò la voce poderosa del gigante:

— Siamo salvi!... —

Poi un istante dopo la luce della lampada riapparve a cento o centocinquanta metri dalla roccia.

— Se ne sono andati? — gridò Harry.

— Sì, camerata: non ve n’è più uno.

— Hai risalito tutto il passaggio?

— Fino all’orlo dell’abisso.

— È tramontato il sole?

— Io credo anzi che stia per spuntare. Calatevi in acqua e ritirate il lazo che può diventare, più tardi, più prezioso dei nostri rifles. —

Nuvola Rossa si ricaricò sulle spalle Minnehaha, prese il suo sacco e le sue armi e si calò pel primo, aiutandosi colla fune, poi lo seguirono i due scorridori della prateria, i quali non avevano mancato di obbedire a John.

Guidati dalla luce della lampada, la quale sembrava un piccolo faro scintillante in una notte burrascosa, i fuggiaschi non tardarono a raggiungere il tanto sospirato passaggio che avrebbe dovuto ricondurli, più tardi, nella non meno sospirata prateria.

— Ci siete tutti? — chiese l’indian-agent.