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SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST 179


Mezzo piegato in avanti, tutto tremante, madido di sudore, teneva la testa bassa, lambendo colla bocca la cima delle erbe bagnate di rugiada.

— Per tutti i cattivi genî della notte, va’!... — urlò Nuvola Rossa, furibondo, scagliandogli nei fianchi altri due poderosi calci.

Il cavallone ebbe un brusco soprassalto, poi rialzò lentamente la testa girandola verso il padrone, come per lanciargli cogli occhi già velati dalla morte un ultimo rimprovero, quindi rovinò pesantemente al suolo, mandando un rantolo.

Nuvola Rossa, provetto cavaliere, era già balzato fra le erbe, evitando così il pericolo di farsi spezzare una gamba o di rimanere sotto quella massa di carne.

— Bah!... — disse. — Una volta o l’altra avrebbe ben dovuto finire la sua esistenza.

Avrebbe però dovuto portarmi almeno qualche altro miglio più innanzi. —

Si gettò sulle spalle il rifle e se ne andò, mentre il cavallone esalava l’ultimo respiro.

Aveva percorso appena duecento passi quando delle ombre sorsero improvvisamente fra le alte erbe e si vide, con rapidità fulminea, rinchiuso fra una dozzina di lance ed altrettante carabine.

— Ferma!... — gridò una voce imperiosa.

— Non mi muovo, — rispose Nuvola Rossa, incrociando le braccia.

— Dove vai?

— In cerca di Mano Sinistra, il gran sakem degli Arrapahoes.

— Chi ti manda?

— Yalla.

— La forte donna che guida gli Sioux?

— Sì, la moglie di Nuvola Rossa, l’antico capo dei Corvi.

— Sei un suo messo?

— Sono Nuvola Rossa in persona. —

L’uomo che fino allora aveva interrogato e che si teneva celato fra le erbe, dinanzi ad alcuni guerrieri che tenevano le carabine sempre puntate, balzò fuori dicendo:

— Io sono Mano Sinistra, sakem degli Arrapahoes. Allo sposo di Yalla salute!... Era tempo che i due grandi sakems si conoscessero....

Camerati, accendete delle torce!... —