Pagina:Sulle frontiere del Far-West.djvu/23

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

SULLE FRONTIERE DEL FAR WEST 19

— Sì, colonnello.

— Più grosso dei mustani ordinari?

— Quasi il doppio. Vi assicuro che non poteva esistere, in tutta la prateria, un altro che lo somigliasse. —

Il colonnello aveva fatto due passi indietro, esclamando:

— Red!... Che cosa succede questa notte? Quale sventura sta per piombarmi addosso? Erano già vent’anni che me l’aspettavo!...

— Mio colonnello, — disse l’indian-agent, il quale non aveva mai veduto quell’intrepido soldato così smarrito. — Che cosa avete?

— Se è Red, ella non tarderà a prendersi la rivincita alla testa degli Sioux.

— Ma chi?

— Yalla.

— Ne so meno di prima.

— Tu eri lontano, allora, — disse il colonnello. — Combattevi nella Sonora con Kearney. Conducimi a vedere quel cavallo: bisogna che lo veda. —

L’indian-agent lanciò sul colonnello uno sguardo quasi compassionevole, legò la piccola indiana ad un palo della tenda, poi accese un fanalone da marina, dicendo:

— Andiamo, signor Devandel. Le sentinelle sono tornate a posto e gl’Indiani non ci sorprenderanno, almeno per ora. —

Ricominciava a gocciolare, però la luna brillava sempre purissima tra il grande squarcio della nube che il vento teneva divisa.

I due uomini, dopo aver gridato ad alta voce la parola d’ordine, per non prendersi qualche colpo di fucile, si allontanarono dalle linee dei carri, e si diressero verso la triste gola del Funerale, dove il povero Uccello della Notte penzolava dalla roccia, col corpo tutto imbrattato di sangue e la testa abbandonata sul petto.

All’avvicinarsi dei due uomini, tre o quattro grossi avvoltoi neri che stavano in agguato, pronti a divorare il fucilato, si erano alzati precipitosamente, per poi abbattersi, rumoreggiando, nella gola.

Il colonnello, vedendo l’Uccello della Notte, si era fermato, come se le forze gli fossero venute improvvisamente meno, ed aveva fatto un gesto d’orrore.

— Ah!... La guerra!... — aveva mormorato. — Ed ho dovuto obbedire, mentre quel disgraziato ha nelle sue vene anche del sangue bianco. Chi sarà stato suo padre? Chi sua madre?... Dio! Dio! Quale ricordo!...

— Colonnello, — disse il gigante, traendolo dolcemente dietro una rupe. — Che cosa avete questa sera, adunque? Io non vi ho mai veduto così agitato.

Ah!... Ecco qui il cavallo bianco che montava l’Uccello della Notte.

A voi la lanterna. —