Pagina:Tigre Reale.djvu/10

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Giorgio era stato sempre uno di quei fortunati che attraversano la vita in carrozza, come soleva venire a scuola quando faceva troppo freddo, o quando faceva troppo caldo, ciò che per caso durava tredici mesi dell’anno. A vent’anni aveva pubblicato un volume di versi che posarono un’aureola precoce sui suoi capelli biondi; a trenta correva per le capitali e le alcove a spese dello Stato — è vero che babbo La Ferlita, pur brontolando, aiutava parecchio lo Stato. — Suo padre, onesto e forte lavoratore venuto su dal nulla, adorava con tenerezza materna cotesto ragazzo delicato e linfatico; avea dedicato tutto sè stesso e tutto il suo avere a spianargli la via che eragli sembrata la più bella perchè il figliuolo ci si divertiva, e a mettergli della bambagia sotto i piedi; se avesse potuto, con quell’esagerazione del sentimento di protezione, e nel tempo istesso di devozione verso il debole che c’è nei caratteri generosi e robusti, avrebbe portato sulle braccia