Pagina:Tigre Reale.djvu/151

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no sui quadri che ornavano le pareti e sul bianco cortinaggio; i mobili cominciarono a disegnarsi nettamente in una luce ancora incerta; allora l’inferma si svegliò.

— Ho dormito... mi sento bene! mormorò, mi sento proprio bene.

Cercò brancolando la mano di Giorgio, e si voltò verso di lui. Al chiarore dell’alba il suo viso sembrava ancora più incadaverito.

— È giorno diggià? Come ho dormito a lungo!... Aiutami ad alzarmi, voglio vedere l’alba.

Ei la sollevò di peso, e tenendosi colle braccia al collo di lui, l’inferma andò sino alla finestra. Tutti nell’albergo dormivano ancora; alcuni impiegati della stazione andavano e venivano fra le rotaie colle lanterne accese: un gallo ritto e pettoruto su di una catasta di regoli, provava il suo mattutino; il cielo era di un azzurro cupo, striato di vapori lattiginosi, e leggermente rosato verso l’oriente; sul mare ancora grigio e fosco si vedeva per l’ampia distesa la lunga fila delle vele dei pescatori.