Pagina:Tre tribuni studiati da un alienista.djvu/81

Da Wikisource.

— 66 —

breve ora, a destare le risa e la compassione, come Pulcinelli ipocriti che larvano la impotente e vigliacca grettezza colla vernice del sentimentale umanitarismo; e per quanto messi da parte e derisi, non mostriamo nemmeno volercene accorgere, non che vendicarci1.

Non abbiamo, più, quasi un palmo di dominio sul mare che ci circonda; e mentre tutta Europa si slancia ad assicurarsi ampi sfoghi coloniali proporzionati ai bisogni, ci folleggiamo, come fanciulli, su una baia deserta che forse potrà costarci molto ma viceversa renderci nulla; e perdiamo di vista quei punti specialmente vicini alle coste nostre ed alle bocche dei grandi fiumi africani, che solo possono prometterci un avvenire.

Ai mali profondi che ci rodono gli organi più vitali, alla pellagra, all’alcoolismo, all’ignoranza, alla superstizione, alla regolamentata ingiustizia2, alla indisciplina ed ignoranza scolastica, provvediamo con dimostrazioni teatrali, con frasi rettoriche e con formole curialesche, che lasciano il tempo che trovano,



  1. Dopochè furono stampate queste righe la sobria e dignitosa parola di Robilant rialzava di molto il depresso senso morale degli Italiani.
  2. Tutto ciò non tocca alcuno dei nostri uomini di Stato. Che colpa ne hanno essi se, sotto il dominio alterno di retori e di mercanti, la giustizia ha finito col considerarsi null’altro più quasi che un cespite d’entrata per gli avvocati e per lo Stato, anzi, più per quelli che per questo; diventando la giustizia inaccessibile ai poveri e pei ricchi impastoiata da tali remore da parere effetto di un accidente, o di una grazia, anche quando imbercia nel vero?