Pagina:Trento con il sacro concilio et altri notabili.djvu/287

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vasore,che Vescovi, e Signori della Città. E li Trentini, perduta con i commodi la libertà, vivevano anzi in schiavitudine. Il Pincio fà vedere la miseria di Trento in tal rincontro con faccia in vero la più squallida, e lagrimevole; mettendo insieme le varie instanze, ragioni, rimostranze, & humiliationi fatte, per placar’ il Nemico, che sempre in ogni modo si mostrò sordo inessorabile.

[Ricorso de’ Trentini all’Arciduca d’Austria, e suo effetto.] In un male dunque così estremo, e disperato ricorsi con lagrime i Trentini al Divino aiuto, per i meriti, e intercessione del loro Tutelare S. Vigilio, ottennero alla fine opportuno rimedio, & efficace. Fù questo il Braccio dell’Arciduca d’Austria Rudolfo IV, qual, udite per via d’una Legatione la più espressiva, e supplichevole le miserie de’ Trentini, e calamità, Egli per atto di grandezza d’animo, e d’Austriaca pietà, si dichiarò pronto à sollevarle, promettendo ogni più valido aiuto, e assistenza; e chiamando la Città di Trento Amica, e Socia. [Trento liberato da Lodovico Bavaro, e come.] Presentita dal Bavaro una tal dichiaratione dell’Arciduca, che gli venne anco meglio fatta intendere per Legati senz’altro attendere, leva il Campo, e affettando virtù ciò, ch’era in lui necessità, essaggera a’ Trentini, riconoscano in dono à S. Vigilio la sua partenza. All’hora il Vescovo Alberto, che per tanti anni s’era cibato del pane di lagrime, quasi ebrio di letitia, e fuor di se, ordina publiche Preci, & allegrezze per tre continui giorni, ne’ quali profuso tutto il Popolo canta con le gratie à DIO, la libertà.