Pagina:Trento con il sacro concilio et altri notabili.djvu/290

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intrepidi, basta dirvi Trentini. Per resistere, ricordatevi, che sete armati; mentre anche ne gl’inermi la fuga è condannabile. Il Nemico non è ne più forte di Noi, ne più agguerrito di Noi; nostro è ben vantaggio l’essere trà recinto di mura: là dove egli come estraneo ne riman fuori. Le mura sono munite, e le Porte van Presidiate, e quando anco s’espugnassero, e Porte, e mura, l’antemurale d’una Città sono i Petti de’ bravi Cittadini. Per rincorarvi, serva, se non altro la Figura di vostra Patria, ch’è il cuore. Conosceranno adesso le vostre mogli, se amate la loro vita; se stimate il lor’ honore. Senza il vostro braccio ricade per sempre l’afflitta Patria; ne haverà servito il farla libera, che per ridurla in maggior servitù. Io se feci da Capo in porvi à cimento, farò altresì testa in assistervi. E con quell’essempio, che vi mossi à prender l’Armi co’l medemo vi sprono à maneggiarle. Su, animo; comprobate co’l ferro la fede datami; e se non volete perir da codardi, pugnate da forti. A voi stà il vincere; à Voi il perdere: A quello sete obligati per ogni titolo; da questo non venite scusati, che da prepotenza, e fatalità. In ogni caso sempre fù degno il combattere per la libertà, e il morir per essa è memorabile.

[Trentini, e lor travaglio.] Così diceva Bellenzano con gran calore, quando giunto il Nemico, & espugnate le Porte, il Popolo si sbanda dal timore, di piede combattendo più che di mano. Nasce in tanto per Città incendio, e strage; e li Trentini esclamano, che il tutto sia in pericolo per machinamento d’un solo.

Bellenzano all’incontro d’animo intrepido, e