Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/103

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ultime lettere d’jacopo ortis. 101

— tu sarai sempre mia. Io ti parlo, e ti guardo, e ti abbraccio: e mi pare che così da lontano tu senta l’impressione de’ miei baci e delle mie lagrime. Ma quando tu sarai offerta dal padre tuo come olocausto di riconciliazione su l’altare di Dio — quando il tuo pianto avrà ridata la pace alla tua famiglia — allora — non io — ma la disperazione sola, e da sè, annienterà l’uomo e le sue passioni. E come può spegnersi, mentre vivo, il mio amore? e come non ti sedurranno sempre nel tuo secreto le sue dolci lusinghe? ma allora più non saranno sante e innocenti. Io non amerò, quando sarà d’altri, la donna che fu mia — amo immensamente Teresa; ma non la moglie di Odoardo. — Ohimè! tu forse mentre scrivo sei nel suo letto! — Lorenzo! — ahi Lorenzo! eccolo quel demonio mio persecutore; torna a incalzarmi, a premermi, a investirmi, e m’accieca l’intelletto, e mi ferma perfino le palpitazioni del cuore, e mi fa tutto ferocia, e vorrebbe il mondo finito con me. — Piangete tutti: — e perchè mi caccia fra le mani un pugnale, e mi precede, e si volge guardando se io lo sieguo, e mi addita dov’io devo ferire? Vieni tu dall’altissima vendetta del cielo? — E così nel mio furore e nelle mie superstizioni io mi prostendo su la polvere a scongiurare orrendamente un Dio che non conosco, che altre volte ho candidamente adorato, ch’io non offesi, di cui dubito sempre — e poi tremo, e l’adoro. Dov’io cerco ajuto? non in me, non negli uomini: la terra io la ho insanguinata, e il sole è negro.


Alfine eccomi in pace! — Che pace? stanchezza, sopore di sepoltura. Ho vagato per queste montagne. Non v’è albero, non tugurio, non erba. Tutto è bronchi; aspri e lividi macigni; e qua e là molte croci che segnano il sito de’ viandanti assassinati. — Là giù è il Roja, un torrente che quando si disfanno i ghiacci precipita dalle viscere delle alpi, e per gran tratto ha spaccato in due queste immense montagne. V’è un ponte presso alla marina che ricongiunge il sentiero. Mi sono fermato su quel ponte, e ho spinto gli occhi sin dove può giungere la vista; e percorrendo due argini di altissime rupi e di burroni cavernosi, appena si vedono imposte su le cervici dell’alpi altre alpi di neve che s’immergono nel cielo, e tutto biancheggia e si confonde: — da quelle spalancate alpi scende e passeggia ondeggiando la tramontana, e per quelle fauci invade il mediterraneo. La natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi.

I tuoi confini, o Italia, son questi! ma sono tutto dì sormontati d’ogni parte dalla pertinace avarizia delle nazioni. Ove sono dunque i tuoi figli? Nulla ti manca se non la forza della concordia. Allora io spenderei gloriosamente la mia vita infelice per te: ma che può fare il solo mio braccio e la nuda mia voce? — Ov’è l’antico terrore della tua gloria? Miseri! noi andiamo ogni dì memorando la libertà e la gloria degli