Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/15

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prefazione. 13

impedirnelo. Il Foscolo aveva una grande avversione al romanzo storico, perchè ei diceva: «Il lettore del romanzo conosce o non conosce la realtà storica. Se la conosce, le invenzioni del novelliere pérdono ogni illusione per lui: se non la conosce, il lettore ignorante è tratto in errore dalla finzione intorno a cose per le quali più util maestra sarebbegli la storica verità.» Niun mezzo tuttavia a noi parve a ciò più acconcio che il romanzo storico, nel quale descrivendo con sottile accorgimento le insolenti e dure soperchierie degli stranieri, che s’impinguavano del nostro sangue dileggiandoci, s’eccitava l’amor proprio nazionale a vendicarsi delle crudeli offese, degli insulti beffardi. E infatti i Promessi Sposi, l’Assedio di Firenze, l’Ettore Fieramosca e il Niccolò de’ Lapi furono una gran leva al Risorgimento Italiano moderno. Ma prima di questi romanzi, lo scritto che ruppe il sonno nella testa agli Italiani fu quello del Foscolo. E infatti un altro grandissimo nostro pensatore bersagliato del pari e forse più di lui dall’avversa fortuna, ma pieno di fede in Dio, pieno di poesia e di patrio amore, interprete purissimo e verace delle aspirazioni de’ suoi compaesani, Giuseppe Mazzini dice che, capitatogli l’Ortis fra le mani, se ne infanatichì, e lo imparò a memoria. Cacciato lo straniero, costituito in un solo Stato l’Italia, il romanzo storico aveva adempiuto all’obbligo suo, e doveva risorgere il romanzo intimo, che ha l’ufficio di ritrarre la civile società in tutte le sue parti più recondite, di flagellare il vizio e innamorare della virtù. Sarebbe desiderabile che i moderni romanzieri calcassero le orme del Foscolo non per ripeterci l’orrendo spettacolo del suicidio, ma per ispargere nelle loro pagine i più sublimi pensieri di patria, di filosofia morale che alimentano l’intelletto e accendon l’animo dei lettori a generose imprese. E quando all’altezza dei concetti vadan congiunti e lo splendore dello stile e la purezza della lingua, doti indispensabili a rendere fecondi e immortali gli scritti, il romanziere avrà pienamente soddisfatto al suo debito.

Una sètta ipocrita, maligna, astuta e rapace, che studia ogni mezzo di avviare al florido sentiero dei pingui e sonniferi impieghi e delle eviratrici pensioni la gioventù moderna, per affogarne gli spiriti liberi nelle delizie della vita, mentre ne ricovra le ceneri in Santa Croce, provvede celatamente perchè Le Ultime