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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

ristorare molte lezioni guaste da’ copiatori, e poi dalle stampe, e oggi peggio che mai dagli espedienti sofìstici di chi si prova di nmutarle, e di chi perfìdia a difenderle. E dove pure 1’ a- more a quel codice lusingasse il critico Modenese ad emenda- zioni fuor del bisogno, niuno, spero, che non sia nato pedante, vorrà imitarlo e chiamarlo villanamente in giudizio.

LXXI. I danni che la troppa fede in un testo, e le inconten- tabili fantasie de’ fìlologi portano alla locuzione qua e là degli antichi, sono per lo più d’opinione letteraria e da nulla, verso della oscurità che le favole erudite su l’autenticità de’ mano- scritti frappongono a chi studiasi di vedere nell’anima de’ grandi ingegni. Questa per molti interpreti è cura che non li tocca ; ed è rimessa a’ biografi. Pur a molti lettori, ed io mi son uno, pare che a volere accertarsi degli intendimenti delle parole , mille commentatori non giovino quanto 1’ impratichirsi delle passioni e de’ caratteri degli scrittori che nel loro stile tras- fondono tutto quello che sentono. La loro anima si nelle virtù che ne’ vizj mostra fattezze prominenti e visibili più che non tutta la turba delle anime umane ; dissimula meno i secreti della natura ; e ci guida meno ritrosi ne’ ripostigli del nostro cuore. Le anime di Dante e del Petrarca più ch’altre, si perchè ciascheduna fu singolare e diversa in tutto dall’altra, sì per- chè ciascheduno di essi s’è fatto protagonista nella sua poesia, domandano studio più attento. Fors’anche dal paragonarle fra loro ridondano insegnamenti alla vita più memorabili; l’intel- letto s’esercita, non foss’altro, più lietamente che nell’anatomia di spropositi di stampatori e copisti ; o nel torturare animali vivi , a discernere la varia conformazione de’ loro visceri; o correre per le montagne , a far tesoro di sassi , e impararne i meriti e i nomi. 11 Petrarca professando di avere patito per l’invidia degli uomini, e di non averla sentita mai, sei credeva e illudevasi ; perch’ei viveva nell’opinione che la sua coscienza non potesse adularlo , né il suo cuore nascondergli macchia veruna ’. Era dunque ragionevole che i posteri gli credessero ; ma se invece di andare guardando per documenti inediti, non avessero trasandate le opere sue già stampate, avrebbero av- vertita la lettera dov’egli pur lascia scorgere mal suo grado ch’ei non ha mai portato invidia, se non profonda, alla fama di Dante. Quando poi fu tradotta dall’ autore Francese delle Memorie per la sua vita, era pur giusto che molti ne dubitas- sero: ’ se non che molti senz’altro la rigettarono fra le impo- sture ; e v’è chi persiste. Or s’ ei guardando per entro questo libricciuolo non sarà distolto dalla vergogna di ricredersi, spero ch’ei si chiamerà persuaso *. Le postille autografe del Petrarca al Powna di Dante su l’esemplare del Vaticano che pochi , se


1 Petrarca, De secreto eonffictu.

2 De Sade, Mémoires, voi. Ili, pagg. S07-516.

3 Qui dietro, sez. XXXII.


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