Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/286

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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA. DI DANTE.

volumi di filosofia eh’ egli cita, e talora con le loro traduzioni diverse nell’opera del Convito ’, e di oratori, di storici, e sopra tutto di poeti, nell’altra intorno alla lingua , raffermano più sempre gli indizj eh’ ei non viveva sprovveduto di quel tanto di libreria che davano i tempi, e non era da trovarsi in ogni paese, né da trasportarsi si facilmente di luogo in luogo per r uomo povero attorniato da tìgli. E certamente i suoi figli , poco dopo la puerizia, andarono al padre.

CXXXII. Ho sospetti che Jacopo, uno de’ primogeniti, e che non lasciò discendenza, gli fosse vicino sino dal 1306; e di ciò poscia. La genealogia degli Alghieri, da’quaU derivò quanto sappiamo o crediamo di vero intorno alla vita domestica del Poeta, fu storicamente avverata da molti; e sta così : - Dante,

- Pietro. - Dante II. - Leonardo. - Pietro II. - Dante III.

- Pietro III, morto a mezzo il secolo XVI; e il casato sca- duto in femmine trapassò in altra famiglia, che oggi scrivesi Aligeri. All’ultimo Pietro, il Velutello professavasi debitore di alcune notizie ignote sino a que’ .tempi *. Mario Filelfonel se- colo antecedente, se s’ha da credergli, aveva conversato fami- gliarmente con Pietro If: * e adonestò il romanzo, inedito tut- tavia, ma notissimo per lunghi estratti in più libri, e ne ven- nero le citazioni : - « Delle storie de’ Guelfi e de’ Oìiihelhni > scritte da Dante; e delle sue quattordici legazioni innanzi » l’esilio^ e moltissime dopo; e delle orazioni eh’ et promm- » dava a’ Sommi Pontefici, alle repnllUche ed a’ monarchi ; e » delle molte sue composizioni in lingua francese \ » - Ma e Dante non chiama egli infami e malvagi gli uomini d’ Italia che scrivono 1’ altrui volgare ? *• A ciò il Tiraboschi e molti altri rispondono che Mario Filelfo ricopiava letteralmente i prin- cipe di tutte quelle Opere ^ Ma sì fatto storico non era egli improvvisatore per vanità e per mestiere ? non rispondeva egli or con lunghe d’^clamazioni, or con interminabili versi in la- tino a quanti soggetti gli erano proposti da cento uditori ? non gloriavasi egli nelle sue Poesie meditate di avere toccato ap- pena quarantacinque anni d’età, e composti tanti volumi, che stando al racconto di chi ne vide parecchi, avrebbe appena


tabescenteSt patriam fantum sommando revisunt. — De Vulgari Eloquenlìa, loco citalo.

1 Pag. 435.

2 Vita di DaniCf innanzi al Commento.

3 Queni ego sum usus quam familiarissime, aiidivitqm a me ìionniillas Dantis, atavi sui. partes quas anno superiore sum iuterprdatas Veronae, mirifìceqiie est illius leciione deleclatus. — Presso il Mchiis, e il Peli , pag. 41, nota 1. Il ma* noscritlo del Fillfo è, erodo, nell i L;iureiizlana in Firenze.

4 Prrsso il Tir;.boschi, Storia Letteraria, voi. V, [),ig. 480; e presso il Pelli, pasr. 78, queste parole: — In Galliam ad reyem Francoru - orator aeternum amicitiae vinculum reportavit; — loquebalur enim idiomate gallico non insipide; ferturque, ca lingua scripsisse non nihil.

5 Qui dietro, sez. CXXII.

6 Storia della Lett»ratiira, loco citato.