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ISCORSO SIL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 295

storia guasta i magici incanti degli altri poeti; e a’ critici corre debito di non discoi rei ne più che tanto. Ma in questo no>tro chi ])iù la considera più s’accerta che la finzione as- sume appai ei.ze e potere di verità; onde quanto più Dante è guaidu o i.’d storico, tanto più illude e sorge ammirabile come poeta. Seriveiido, ei sapeva che Y amico suo giaceva sotterra già da più anni:

Allor, come di mia colpa compunto, Dissi : Or direte dunque a quel caduto, Che il suo nato è co’ vivi ancor congiunto.

K s’ IO fui dianzi alla risposta mulo, P:il’ ei Saper, che il fei, perchè pensava Già nell’error che m’avete soluto ’.

La sua ignoranza della cecità degli spiriti a scorgere cose che stanno per accadere, pare, com’è, la ragione poetica del silenzio; e il rompeilo gli era imposto più veramente da com- passione al padre di Guido. Però da prima sta in forse; po- scia mentre pur lo consula, la voce ancora gli è suggerita per non violare la verità , ed insieme lasciar intendere come Guido aveva di poca e languida vita. Dopo più tempo ch’egli aveva perduto per sempre il suo nobile compagno. Dante scri- vendo ANCORA è t?2??o, sentiva un lutto che non può essere con- cepito se non da’ lettori, i quali non hanno più né patria né amico.

ex LI. Il passaggio istantaneo in (^uel canto dalle fiere me- morie e dalle prutezie delle stragi civili, alle malinconiche del- l’amico morente, e alle lodi della filosofia e delle lettere, è uno de’ contrasti di sceneggiatura e di chiaroscuro da’ quali risultano gli efietti maggiori, direi quasi tutti , delle arti di immaginazione. Omero, e Dante, e i poeti Ebrei ne sono mae- stri, non però possono insegnare il secreto dell’arte, perché essi i’ usavano quasi senza conoscerlo, e come l’ottennero dalla natura, e da’ tempi. Dipende da impetuosa velocità di sentire gì afletti e aflerrare fantasie diverse in un subito, tutta pro- pria delle epoche ancor mezzo barbare. Pare che Dante pen- sando a Farinata degli Uberti, eroe ghibellino , e alle guerre Civili, si risovvenis.se che Guido, amico suo, aveva combattuto nemico implacabile di Corso Donati *. Onde il vecchio Caval- canti si mostra fuori dell’ arca, e interrompe il discorso poli- tico dimandando del figlio suo; e incontanente il Poeta non ha più occhio, né cuore, né mente se non per quest’ombra, e. ne spia ogni atto e ogni moto ’. 11 padre, credendo il figlio già moi to, si nasconde, né cura delle sorti della sua patria. Que- sta pittura: —


^ft 1 Infe ¦[. t Din( H 3 tnfe


1 Inferno, X, Ì09-H4.

« Dino i onipituni, CrOìiiehe, lib I, pagg. 19, ^gg.,. ed. Fior.

3 Inferno f X, 70-^9.