Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/34

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32 ultime lettere d’jacopo ortis.

Non so com’ei non s’avvegga ch’io parlando della sua figlia mi confondo e balbetto; cangio viso, e sto come un ladro davanti al giudice. In quel punto io m’immergo in certe meditazioni, e bestemmierei il cielo veggendo in quest’uomo tante doti eccellenti, guaste tutte da’ suoi pregiudizi e da una cieca predestinazione che lo faranno piangere amaramente. — Così intanto io divoro i miei giorni, querelandomi e de’ miei propri mali e degli altrui.

Eppure me ne dispiace: — spesso rido di me, perchè propriamente questo mio cuore non può soffrire un momento, un solo momento di calma. Purchè ei sia sempre agitato, per lui non rileva se i venti gli spirano avversi o propizj. Ove gli manchi il piacere, ricorre tosto al dolore. Jeri è venuto Odoardo a restituirmi uno schioppetto da caccia ch’io gli aveva prestato, e a pigliare il buon viaggio da me; non ho potuto vederlo partire senza gettarmigli al collo, tuttochè avessi dovuto veramente imitare la sua indifferenza. Non so mai di che nome voi altri saggi chiamiate chi troppo presto ubbidisce al proprio cuore: perchè di certo non è un eroe; ma è forse vile per questo? Coloro che trattano da deboli gli uomini appassionati somigliano quel medico che chiamava pazzo un malato, non per altro se non perch’era vinto dalla febbre. Così odo i ricchi tacciare di colpa la povertà, per la sola ragione che non è ricca. A me però sembra tutto apparenza; nulla di reale, nulla. Gli uomini non potendo per sè stessi acquistare la propria e l’altrui stima, si studiano d’innalzarsi, paragonando que’ difetti che per ventura non hanno, a quelli che ha il loro vicino. Ma chi non si ubbriaca, perchè naturalmente odia il vino, merita egli lode di sobrio?

O tu che disputi pacatamente su le passioni: se le tue fredde mani non trovassero freddo tutto quello che toccano; se quello ch’entra nel tuo cuore di ghiaccio non divenisse tosto gelato: credi tu che andresti così glorioso della tua severa filosofia? Or come puoi ragionare di cose che non conosci?

Per me, lascio che i saggi vantino una infeconda apatia. Ho letto già tempo, non so in che poeta, che la loro virtù è una massa di ghiaccio che attrae tutto in sè stessa e irrigidisce chi le si accosta: Nè Dio sta sempre nella sua maestosa tranquillità; ma si ravvolge fra gli aquiloni, e passeggia con le procelle.1

27 novembre.

Odoardo è partito, ed io me n’andrò quando tornerà il padre di Teresa. Buon giorno

  1. Questo è un verso della Bibbia, ma non ho saputo trovare per l’appunto donde fu tratto. (L’editore di Zurigo.)