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DISCORSO SLL testo DEL POExMA Di DANTE. 357

— chi dalle suppe fa uscire supplex, le interpreta per suppli- canti: — chi desidera migliori etimologie, « va cercando un » qualche codice che invece di suppe, legga dioppe, e n’esca il » francese dupsr , » a non ingannare fuorché il filologo , e il padrone del codice : e il Lombardi si spera di assolvere il passo d’ogni eresia , recitando certa professione di fede nominata il Credo di Dante;’ — ma è spuria ^ I contemporanei allegano fatti, e ricordano la superstizione degli uomini rei d’ omicidio che per disviare la vendetta de’ parenti dell’ucciso mangiavano suppe sopra il cadavere ’. Come l’esempio del fatto illustri il pensiero, noi dicono; e qui pure palesano che, per quanto ve- dessero più da presso le intenzioni dell’ opera, non potevano sempre manifestarne le significazioni. Qui la frase, e il periodo, e la terzina, e il discorso, e l’intero canto co’ due precedenti , trattano degli abusi e della punizione imminente della Chiesa papale : or non allude a cerimonie sacre d’espiazioni ? Per al- tro, qualunque si fosse l’opinione di Dante intorno alle messe, ei vedeva abbominata negli Evangelj la setta Farisaica, la quale, predicando l’immortalità delle anime, ne faceva bottega a in- tercedere per la loro salate, e « divorava le case degli orfani e delle vedove ’’. »

CLXXXVIII. La terza Cantica con sentenze più manifeste persevera nel metodo di rincalzare ragioni, minacce, ed autorità a riformare la Chiesa. L’anima beata d’un Vescovo duolsi che lo studio richiesto da’ libri apostolici, fosse usurpato dalle De- cretali e dal Diritto canonico :

A queslo intende il Papa e ì Cardinali....

Ma Vaticano e l’altre parti elette Di Roma, che son stale Cimitero Alla milizia che Pietro seguette.

Tosto libere Uen dall’adultero ».

Le simonie nell’ ecclesiastica gerarchia, le pompe regali, e le libidini de’principi del Clero sono esecrate da un Santo, che aveva mal suo grado portato il cappello cardinalizio:

Or voglion quinci e quindi chi rincalzi Li moderni pastori, e chi li meni, Tanto son gravi, e chi dirietro gli alzi.

Cuopron de’ manti loro i palafreni, ’ Sì che due bestie van sotto una pelle pazienza, che tanto sostieni!

A questa esclamazione echeggia sdegnosa la voce di tutti gli

abitatori del pianeta di Saturno; —

1 Ediz. Padovana, voi. II, pagg. 778-781.

2 Qui appresso, sez. GGVIIL

3 Edizione Fiorontina, Purgatorio, canto ultimo; e il Postillatore del codice Cassinense, presso l’abate di Costanzo,

4 Matth., XXIIl, 14; e gli altri. 3 Paradiso^ IX, 136-142.


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