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ultime lettere d’jacopo ortis. 71

erano veementi e amari come l’anima sua. Instigato una sera da Odoardo che giustificava il trattato di Campo Formio, si pose a disputare, a gridare come un invasato, a minacciare, a percuotersi la testa, e a piangere d’ira. Avea sempre un’aria assoluta; ma il signore T*** mi raccontava che allora o stava sepolto ne’ suoi pensieri, o se discorreva, s’infiammava d’improvviso, i suoi occhi metteano paura, e talvolta fra il discorso gli abbassava inondati di pianto. Odoardo si fe’ più circospetto, e sospettò la cagione del cangiamento di Jacopo.

Così passò tutto giugno. Il misero giovine diveniva ogni dì più tetro ed infermo; nè scriveva più alla sua famiglia, nè rispondeva alle mie lettere. Spesso fu veduto da’ contadini cavalcare a briglia sciolta per luoghi scoscesi, e in mezzo alle fratte, e a traverso de’ fossi; ed è maraviglia com’ei non sia pericolato. Una mattina il pittore stando a ritrarre la prospettiva de’ monti, udì la sua voce fra il bosco: gli si accostò di soppiatto, e intese ch’ei declamava una scena del Saule. Allora gli riuscì di disegnare il ritratto dell’Ortis, appunto quand’ei si soffermava pensoso dopo avere proferito que’ versi dell’atto II, scena I.

     ......Precipitoso
Già mi sarei fra gl’inimici ferri
Scagliato io da gran tempo, avrei già tronca
Così la vita orribile ch’io vivo.

Poi lo vide arrampicarsi sino alla cima della montagna, guardare all’ingiù risolutamente, con le braccia aperte, e tutto ad un tratto arrestarsi sclamando: O madre mia!

Una domenica rimase a desinare in casa T***. Pregò Teresa perché suonasse, e le porse l’arpa egli stesso. Mentr’ella incominciava, entrò suo padre e le s’assise da canto. Jacopo pareva inondato da una dolce mestizia, e il suo aspetto si andava rianimando; ma a poco a poco chinò la testa, e ricadde in una malinconia più compassionevole di prima. Teresa lo sogguardava, e sforzavasi di reprimere il pianto: Jacopo se n’avvide, né potendosi contenere s’alzò e partì. Il padre intenerito si voltò a Teresa dicendole: O figlia mia, tu vuoi dunque precipitare teco noi tutti? A queste parole le sgorgarono d’improvviso le lagrime; si gittò fra le braccia di suo padre, e gli confessò. — In questa, entrava Odoardo a chiamare a tavola, e l’atteggiamento di Teresa, e il turbamento del signore T*** lo raffermarono ne’ suoi dubbj. Queste cose le ho udite dalla bocca di Teresa.

Il dì seguente, che fu la mattina de’ 7 luglio, Jacopo andò da Teresa, e vi trovò lo sposo, e il pittore che le faceva il ritratto nuziale. Teresa confusa e tremante uscì in fretta come per badare a qualche cosa di cui s’era dimenticata; ma passando davanti a Jacopo gli disse ansiosamente e sottovoce: Mio padre sa tutto. Ei non fe’ motto: ma passeggiò tre o quattro volte su e giù per la stanza, ed uscì. Per tutto quel giorno non si lasciò vedere ad anima vivente. Michele, che lo aspettava a desinare, ne cercò invano. Non si ridusse a casa che a mezzanotte suonata. Si gettò vestito sul letto, e mandò a dormire il ragazzo. Poco dopo s’alzò e scrisse.


mezzanotte.

Io mandava alla Divinità i miei ringraziamenti, e i miei voti, ma io non l’ho mai temuta. Eppure adesso che sento tutto il flagello delle sventure, io la temo e la supplico.

Il mio intelletto è acciecato, la mia anima è prostrata, il mio corpo è sbattuto dal languore della morte.