Pagina:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu/78

Da Wikisource.
76 ultime lettere d’jacopo ortis.

l’amarmi. — Pur se innanzi ch’io ti rivegga, il mio dolore mi scavasse la fossa, concedimi ch’io mi renda cara la morte con la certezza che tu m’hai amato. — Or sì ch’io sento in che dolore io ti lascio. Oh! potessi morire a’ tuoi piedi; oh almeno potessi morire ed essere sepolto nella terra che avrà le tue ossa! — Ma addio.


Michele dissemi che il suo padrone viaggiò per due poste silenziosissimo, e con aspetto assai calmo, e quasi sereno. Poi chiese il suo scrigno da viaggio; e intanto che si rimutavano i cavalli, si pose a scrivere il seguente biglietto al signore T***.


Signore ed amico mio.1

All’ortolano di casa mia ho raccomandato jer sera una lettera da ricapitarsi alla signorina; — e bench’io l’abbia scritta quand’io già m’era saldamente deliberato a questo partito d’allontanarmi, temo a ogni modo d’avere versato sovra quel foglio tanta afflizione da contristare quella innocente. A lei dunque, signor mio, non rincresca di farsi mandare quella lettera dall’ortolano; e gli fo dire che non la fidi se non a lei solo. La serbi così sigillata o la bruci. Ma perché alla sua figliuola riescirebbe amarissimo ch’io mi partissi senza lasciarle un addio, e tutto jeri non mi fu dato mai di vederla — ecco qui annesso un polizzino pur sigillato — ed ardisco sperare ch’ella, signor mio, lo consegnerà a Teresa T*** innanzi che diventi moglie del marchese Odoardo. — Non so se ci rivedremo: — ho ben decretato di morire, non foss’altro, vicino alla mia casa paterna; ma quand’anche questo mio proponimento fosse deluso, sono certo ch’ella, signore ed amico mio, non vorrà mai dimenticarsi di me.


Il signore T*** mi fe’ capiiare la lettera per Teresa (che ho riportato dianzi) a sigillo inviolato: nè tardò a dare a sua figlia il polizzino. L’ebbi sott’occhio: era di pochissime righe, e d’uomo che pareva tornato in sé.

Tutti quasi i frammenti che seguono mi vennero per la posta in diversi fogli.


Rovigo, 20 luglio.

Io la mirava e diceva a me stesso: Che sarebbe di me se non potessi vederla più? — e correva a piangere meco di consolazione sapendo ch’io le era vicino — e adesso?

Cos’è più l’universo? qual parte mai della terra potrà sostenermi senza Teresa? e mi pare di esserle lontano sognando. Ho avuto io tanta costanza? e m’è bastato il cuore di partire così — senza vederla? né un bacio, né un unico addio! Ami-

  1. Anche questo biglietto fu omesso nelle edizioni susseguenti alla prima dove unicamente si legge.